BOSCO – “Con questa opera chiudiamo un cerchio intorno all’abitato di Bosco perchè, insieme alle circonvallazioni di Via XI Settembre 2001 e di Via Sacche, completiamo l’anello che gira intorno al paese e permette di bypassare il centro”. Così il sindaco Gianni Michele Padovani descrive la recente partenza dei lavori della nuova bretella che unirà Via Cristina con Via Palmiro Togliatti, “saltando” Piazza Vittorio Veneto. “L’intervento è stato inserito nel nostro programma di mandato – spiega il primo cittadino – e rientra tra i lavori per la messa in sicurezza della piazza sia per quanto riguarda il mercato settimanale che per tutte le iniziative che prevedono la chiusura della stessa. Inoltre alleggerirà il traffico della piazza. E’ un’opera da 300.000 euro, di cui 180.000 di lavori ed il resto di progettazione, opere di urbanizzazione ed IVA, che prevede una strada con un marciapiede per lato, le caditoie per la raccolta dell’acqua piovana e lo spostamento della rete del gas”. Ma in seguito a questa operazione cambierà la modalità del traffico in Piazza Vittorio Veneto? “Attualmente non è prevista alcuna modifica ai due sensi di marcia dei veicoli in piazza. Erano anni che questo intervento aspettava di essere realizzato e dovrebbe concludersi entro dicembre”. Questo progetto era stato discusso nel luglio dello scorso anno ed aveva visto la contrapposizione tra la maggioranza, che poi aveva approvato l’atto, e le minoranze, che lo avevano bocciato. Per la maggioranza questo intervento, alleggerirà il traffico nella piazza del paese agevolando anche la realizzazione del mercato settimanale e delle varie manifestazioni. Invece per il gruppo di opposizione “Mesola Cambia”, erano quattro gli ordini di motivi per i quali quest’opera è inutile. Innanzitutto non era stato fatto uno studio che la motivasse come, ad esempio, un approfondimento sul volume del traffico in piazza. Poi sorgerebbe in un’area che il RUE (Regolamento Urbanistico Edilizio, ndr) classifica come AC5, le cosiddette “aree di espansione”, che al punto 3 dell’articolo 4.26 del medesimo documento, prevede che le opere di urbanizzazione primaria inadeguate e/o mancanti siano eseguite da privati e non dall’ente pubblico. Inoltre l’articolo 45 del DPR 327 del 2001 prevede che gli atti di “cessione bonaria” da parte dei privati al Comune siano firmati dopo la dichiarazione di pubblica utilità dell’opera che, appunto era stata espressa nella stessa serata di quel consiglio comunale, ma alcuni atti erano già stati firmati. Infine i privati avevano sottoscritto gli atti, alcuni anche mancanti del protocollo, per cifre diverse tra loro ed il valore dei terreni sarebbe stato da calcolare nella misura venale del bene, cioè 59 euro al metro quadrato, come stabilito dalla delibera di giunta numero 127 del 2015, e non in base al valore ICI delle aree. Per tutte queste argomentazioni il gruppo consiliare di minoranza aveva dichiarato quella sera che “quello che è stato presentato in consiglio comunale è un quadro economico sballato prodotto da calcoli errati che mette in gioco risorse pubbliche”. Il primo cittadino aveva risposto che “le operazioni di esproprio sono state gestite dall’ufficio tecnico che ha rilasciato l’idoneità così come previsto dalla normativa vigente”.
Lorenzo Gatti