S. GIUSTINA – Il bosco che non c’è (più). La mancanza di una fetta del boschetto limitrofo a Torre Abate, in località S. Giustina, è balzata certamente agli occhi di coloro che sono passati in zona. Una striscia di vegetazione, è scomparsa dopo l’abbattimento, la scorsa estate, degli alberi che caratterizzavano da decenni quell’angolo di campagna tra Bosco e Mesola, nei pressi dell’incrocio tra via Panfiglia e via del Govone. Piante a destra, piante a sinistra ed in mezzo, ora, il vuoto. Una spianata che a vederla è abbastanza impressionante. Perlomeno a livello paesaggistico, un intervento che, per alcuni cittadini, lascia perplessi in una zona boscata vicina ai laghetti da pesca di Torre Abate e naturalmente vocata al verde ed al turismo. A segnalarlo, con un certo sdegno, è stato un cittadino che non comprende, e non è l’unico, la drasticità di questo intervento. Proviamo a ricostruire la storia di questo boschetto, che come è confermato dal Comune, appartiene all’ex Provincia e si espande sotto ad un elettrodotto. E qui sta il quid. Questo terreno apparteneva in passato alla famiglia degli Scarpa poi passò alla Provincia e nel ’76-’77 i braccianti di una cooperativa agricola, la “Cooperativa del fumo”, ricevettero l’incarico di piantumarlo. In quaranta anni si sono sviluppate quindi piante di notevoli dimensioni. Da qui continua il cittadino che ci ha segnalato l’intervento di disboscamento avvenuto nei mesi scorsi. «Sopra il boschetto passano i fili dell’alta tensione sostenuti dai tralicci – ci spiega ancora dubbioso – ma, innanzitutto, era proprio necessario farli passare di qua quando furono eretti? Non era possibile deviarne il percorso? Se questi fili collegano la centrale di Porto Tolle, che è ormai inattiva da anni, allora non ci passa più la tensione». Poi continua con una riflessione sulla radicalità dell’intervento. «Per anni boschetto e fili dell’alta tensione – dice – sono stati l’uno sotto gli altri: non sarebbe bastata una potatura degli alberi più alti per evitare che toccassero i fili invece che un abbattimento così violento, praticamente rasoterra? Non credo che in questo caso si possa parlare di normale manutenzione della vegetazione sotto le linee elettriche. Vedendo le talpe lasciate sul terreno, parliamo di alberi di considerevole stazza; probabilmente hanno prelevato 100-150 quintali di legname su mezzo ettaro di superficie. Questo angolo di verde è stato deturpato». Nel suo romanzo del 1950 “Il taglio del bosco”, Carlo Cassola parlava dell’abbattimento di un bosco ma se quello era condiviso, questo ha fatto storcere il naso a più di un residente.
Lorenzo Gatti