Anche il comune di Mesola s’interroga sulla centrale di Porto Tolle

Alcune osservazioni del sindaco sulla vicenda dell’impianto polesano - 3 August 2012

MESOLA – Qualcosa sta ultimamente cambiando nella vicenda della battaglia di alcuni Comuni, compreso quello di Mesola, contro la centrale di Porto Tolle. Proprio anche quest’ultima amministrazione si costituirà parte civile nel processo contro alcuni dirigenti Enel, quali Conti, Arrighi, Tatò e Scaroni ed altri, che a vario titolo sono coinvolti nel presunto reato di danno alla salute ed all’ambiente rilevato durante il funzionamento ad olio combustibile dal ’98 al 2004. Il procedimento partirà il prossimo 24 settembre.

“Questo è un atto dovuto da parte dell’Amministrazione di Porto Tolle che non mi sorprende – dice il sindaco Lorenzo Marchesini – anzi mi avrebbe stupito il contrario perchè tra i compiti di un Comune c’è anche la difesa degli interessi diffusi”.

Però il comune deltizio ha sempre sperato nella massiccia ricaduta occupazionale che porterebbe la conversione a carbone della centrale e ha sempre mantenuto una posizione perlomeno imparziale, se non favorevole.

“Ma le due posizioni non sono incompatibili. Adesso, dopo il recente pronunciamento del Consiglio di Stato, è anche ripartita la procedura di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) sulla possibile trasformazione dell’impianto. Noi continuiamo a ritenere invece che la centrale non sia coerente con le politiche di sviluppo proprio perchè il Parco è un luogo superiore agli altri da un punto di vista ambientale; poi il carbone evoca processi industriali tra i più violenti e non risolve il problema occupazionale”.

L’accusa della Procura di Rovigo si basa su uno studio epidemiologico realizzato dalla ASL del capoluogo provinciale e da quella di Adria per il periodo ’98-2006 che mostra come sarebbero stati proprio i bambini da 0 a 14 anni, compresi quelli di Mesola, a patire un’accentuazione delle malattie respiratorie. In particolare, nello stesso periodo, scrive la Procura rodigina, è stato calcolato nella misura dell’11% di tutti i ricoveri la percentuale legata a patologie respiratorie. Questo dato la preoccupa?

“Esso va letto, non dimentichiamo che sono i numeri dei periti della Procura e non deve suscitare un allarme sociale.  Certamente  registro che chi ha operato in quegli anni in quegli impianti non ha rispettato l’ambiente e ha violato le norme e questo è già stato accertato dal primo processo sulle emissioni inquinanti in atmosfera. Chi ha sbagliato dovrà risarcire i danni e le azioni legali degli enti locali risultano ancora più importanti per ottenere risarcimenti collettivi. Questi sono impianti impattanti e bisogna rispettare le regole, questo ci spinge al processo che darà un senso all’indagine epidemiologica”.

Il WWF ha commentato,  dopo il pronunciamento del Consiglio di Stato che ha riavviato la procedura di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) per l’impianto polesano, che “la visione di Governo e Ministero dell’Ambiente del nostro futuro energetico italiano è ancora nera come il carbone”. Lei condivide questa affermazione?

“Spero che non sia così, non so se possiamo rinunciare al carbone però penso che non tutta l’energia debba provenire da quella fonte e che la pianura padana non sia il luogo dove fare una centrale a carbone”.

Per concludere, Enel ha richiesto che venga oscurato il sito www.FacciamoLuce SuEnel.org di Greenpeace e che siano inibiti alla diffusione ed all’uso tutti i contenuti ed i materiali informativi della campagna dell’associazione ambientalista sui danni provocati dalle centrali a carbone funzionanti. Che ne pensa?

“Credo che non sia mai giusto oscurare i siti, l’informazione è importante”.

Lorenzo Gatti


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