BOSCO –La lettera di Vittorino Paganini, recentemente pubblicata dalla Nuova, ha riportato in primo piano la pericolosità di Via Cristina, ossia la Strada Provinciale 27. Per Paganini, che nello specifico si focalizza sui 17 chilometri che congiungono Bosco a Gorino, il problema di questa strada è l’elevata velocità dei mezzi che la percorrono e l’intenso traffico di auto, camion e mezzi agricoli; in questo tratto non vengono rispettate le segnalazioni stradali, si sorpassa in qualsiasi condizione e in qualsiasi punto a velocità impressionanti. Per cui egli suggerisce alla Provincia l’installazione di un tutor o di qualcosa di simile per convincere questi “piloti”, come li definisce, a moderare la velocità e a guidare con più prudenza su una strada che oltretutto possiede anche una pista ciclabile e lungo la quale vivono ventitré famiglie a suo dire terrorizzate per questa situazione ormai insostenibile.
In effetti la lista dei sinistri avvenuti su questa arteria è abbastanza nutrita. Ne citiamo due. Nel 2012 occorse un incidente ad una giovane di Bosco che con la propria automobile sbandò ed uscì di strada all’altezza della curva di Via Cristina che attraversa il Boscone della Mesola sbattendo contro un albero ed abbattendo alcuni metri di recinzione della riserva naturale. Nel 2015 ci fu un altro incidente che coinvolse quattro persone di cui una donna in gravidanza ed il suo bambino di due anni, ed il consigliere di minoranza Primo Marchetti rivolse un’interrogazione consiliare con la quale chiedeva una messa in sicurezza della strada e non velox che, a suo parere, rappresentava una repressione e non una prevenzione.
L’arteria che collega Bosco Mesola a Goro presenta oggettivamente parecchie insidie dato che è formata da un primo lungo rettilineo, da una curva abbastanza secca che attraversa il recinto del Gran Bosco della Mesola e riprende poi con un altro lungo rettilineo fino alla rotatoria fuori dall’abitato di Goro. Ed il tutto senza un dissuasore sulla strada o un apparecchio elettronico per il controllo della velocità se si eccettua un velobox nel quale è inseribile un autovelox.
Troppo “invitanti” quei due lunghi rettilinei per alcuni automobilisti e motociclisti per non prendere velocità considerevoli ma c’è quella curva che pericolosamente vi si interpone.
Negli ultimi dieci anni i residenti hanno depositato in Comune alcune petizioni per chiedere che si intervenisse con qualche sistema per il controllo della velocità. L’unica cosa che riuscirono ad ottenere è stato l’abbassamento del limite dai 90 ai 70 km/. Il tratto dall’uscita di Bosco Mesola all’intersezione di Via Cristina con il bivio per la località Alberazzo sembrano essere i 2 km più pericolosi.
Nel 2012 l’allora sindaco Lorenzo Marchesini, che concordava pienamente coi residenti sulla pericolosità della strada, spiegò che, come Amministrazione Comunale, avevano fatto interrogazioni consiliari e, basandosi anche sulle raccolte firme pervenute in Comune, chiesto che questa strada, che è provinciale, fosse inserita in un elenco prefettizio di vie su cui poter installare dei controllori elettronici di velocità. Affermò inoltre che era stato aperto un tavolo con la Provincia e col prefetto investendo del problema anche il Comitato Provinciale sulla Sicurezza Stradale ma che si ottenne solo l’abbassamento del limite da 90 a 70 km/h. Il primo cittadino riconobbe l’urgenza di un controllo costante della velocità e si schierò a favore di un tutor perchè ha il vantaggio di calcolare anche la velocità media, oltre a quella istantanea, secondo lui almeno nel tratto che va dalla rotatoria di Goro all’incrocio con la strada dell’Alberazzo, su una arteria che per giunta presenta un ponte, dei dossi, una curva pericolosa e degli incroci.
Ed oggi i residenti cosa ne pensano? Sono arrabbiati e preoccupati.
“Da sempre su questa strada vanno come dei razzi – dice Nicola Cremonesi – e, nonostante la linea continua, sorpassano dovunque. Ci abitano numerose famiglie. Servirebbe un tutor almeno dall’inizio del tratto di strada dopo l’abitato di Bosco in direzione Goro fino al cartello del paese, meglio ancora fino alla fine del territorio comunale. Il velobox è inutile. Io quando svolto per entrare nel mio cortile o quando mi immetto sulla strada ho paura”.
Un altro residente Ivan Bellini, oltre a concordare con Cremonesi, è perplesso anche sulla ciclabile che costeggia l’arteria. “La pista ciclabile, che per giunta ha ristretto le carreggiate, non andava fatta in quel modo con dei cordoli troppo alti e discontinui – dice Ivan – pericolosi per i mezzi; gli automobilisti sfrecciano come schegge, specie da quando hanno rifatto l’asfalto, e sorpassano dove è vietato; inoltre con la nebbia diminuisce la visibilità e l’illuminazione notturna è molto scarsa. Noi abbiamo paura ad immetterci sulla strada dal cortile di casa nostra. L’unica soluzione sarebbe un tutor e non dei dossi che provocherebbero vibrazioni alle case, potrebbero essere vandalizzati oppure far decollare i mezzi se presi in velocità”.
Insomma “la Fiorano del Basso Ferrarese” fa discutere più che mai.
Lorenzo Gatti