La maschera di ferro… a Bosco

Si trova in paese una preziosa stampa sul misterioso personaggio - 23 February 2015

BOSCO – Cosa c’entra la maschera di ferro con Bosco? Partiamo dalla leggenda. La Maschera di Ferro, forse deceduta a Parigi il 19 novembre 1703, fu un individuo la cui identità non è mai stata realmente accertata e del quale vi sono notizie storiche che dicono che fosse un prigioniero della Bastiglia, comandata da Benigno de Saint Mars, durante il regno di Luigi XIV. Fra gli autori che si interessarono al suo caso vi furono il filosofo francese Voltaire e soprattutto lo scrittore transalpino Alexandre Dumas senior, che ne fece un personaggio nel romanzo “Il visconte di Bragelonne”.
Nel creare questo personaggio, Dumas si ispirò a ricerche effettuate da Voltaire. “La Maschera di Ferro” era così chiamata perchè portava sempre sul volto una maschera di velluto nero, assicurata da cinghie metalliche, che ne rendeva invisibili le fattezze. Al personaggio veniva riservato un trattamento di favore: cibo scelto e abbondante, vestiti costosi, possibilità di tenere in cella libri e persino un liuto.
Per Voltaire doveva trattarsi del fratello gemello, o di un fratellastro, di Luigi XIV, la cui esistenza sarebbe stata occultata per evitare contestazioni sul diritto al trono del monarca. Questo misterioso personaggio fu detenuto per dodici anni anche nella fortezza di Pinerolo, in provincia di Torino, comandata dallo stesso de Saint Mars, e vi arrivò, secondo una delle tesi più accreditate, nel dicembre 1664 quando l’ex governatore della Bastiglia, la governava già da cinque anni.
Ritorniamo a Bosco.
Maria Luisa Sandretti è nata proprio a Pinerolo (TO) e si è trasferita a Bosco nel 1997. Mentre sistemava la casa dei suoi genitori pochi anni fa, ha ritrovato un’antica stampa, peraltro già rovinata. “Era appesa prima nella dimora di montagna della mia famiglia a Villecloze, località Mentoulles, nei pressi di Torino, poi nella nostra casa a Finestrelle di Pinerolo, dove l’ho ritrovata”. Ad un attenta osservazione, la litografia ritrae un immagine di Pinerolo del 1630, realizzata nel 1845 dalla tipografia Ghiglietti che si trovava nella stessa Pinerolo col simbolo della Real Casa Savoia. Il testo che correda la stampa presenta dei cenni storici sulla città torinese e su Domenico Galvano, vescovo di Nizza Marittima e Drappo. L’immagine centrale della città,presente anche nel municipio del centro piemontese come conferma la stessa Sandretti, è un disegno del Sig. Di Beaulieu, ingegnere e geografo, eseguito a sua volta dal Sig. M. Gochin il 22 aprile del 1630 “col privilegio di sua maestà il Re di Francia”.Infine è presente il simbolo della provincia di Pinerolo con il testo latino “Dulcis Domino Durissimus Hosti”, che tradotto significa “Dolce per il suo Signore, durissimo per il nemico”, che è anche il motto della cittadina piemontese ed una parte dello scritto racconta proprio la storia del misterioso prigioniero detenuto datandone appunto l’inizio dal dicembre del 1664.
“Nella mia città – racconta la Sandretti – girarono alcune scene de “La maschera di ferro” (il film del 1998 diretto dal regista Randall Wallace con Leonardo Di Caprio nei panni di Luigi XIV e Gabriel Byrne in quelli del moschettiere Charles D’Artagnan, ndr) e nella prima settimana di ottobre si celebra la festa di rievocazione di questo misterioso personaggio”.La fortezza di Pinerolo, il Donjon, fu appunto la sua prigione e sul colle di S. Maurizio esiste un monumeto a lui dedicato. E l’affascinante mistero continua.

Lorenzo Gatti


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